di Maurizio Dematteis
Ormea (CN) è un piccolo comune alpino dell’Alta Val Tanaro, situato a 750 metri sul livello del mare, ai confini con la Liguria di Ponente, che da alcuni anni sta attraversando una profonda crisi dovuta alla chiusura di importanti attività produttive, prima fra tutti la cartiera, azienda insediata sul territorio dall’inizio del ‘900, che garantiva alla popolazione locale centinaia di posti di lavoro. Oggi Ormea ha 1650 residenti e l’attività con il maggior numero di dipendenti è la casa di riposo, che ne ha venti. Il resto dell’economia è connessa alla presenza di un istituto scolastico superiore a indirizzo forestale con il convitto e il relativo indotto e alle attività ricettive, commerciali, di ristorazione e di servizio, legate al turismo. All’inizio di agosto del 2015 il proprietario di un albergo situato al primo piano di un palazzo che si affaccia sulla piazza principale di Ormea ha proposto alla Prefettura di Cuneo la sua struttura, in difficoltà di gestione, per ospitare una trentina di cittadini stranieri richiedenti asilo. Appena la notizia è diventata di dominio pubblico si sono avute decise reazioni e opposizioni, inizialmente dai residenti nel condominio che ospita l’albergo, dove ci sono un’ottantina di alloggi ai piani superiori e alcune attività commerciali e di servizio al piano terreno, e poi in modo più diffuso dalla comunità locale. In una affollatissima assemblea pubblica organizzata il 31 agosto di quell’anno un gruppo di operatori commerciali locali, pur di ostacolare l’arrivo di una realtà esterna a gestire il progetto di accoglienza, ha proposto di assumersi direttamente la gestione l’albergo per fini turistici, sollecitando l’adesione e il sostegno della popolazione a questa operazione. La proposta è stata rapidamente diffusa dai media, inizialmente dai giornali locali, per poi rimbalzare sulle pagine di quelli nazionali e trovare spazio nelle reti televisive: “Il piccolo paese di montagna dice no ai richiedenti asilo…”.
Anche l’amministrazione comunale di Ormea ha immediatamente espresso la sua contrarietà alla collocazione di un gruppo consistente di rifugiati nell’albergo, per il contesto condominiale e per l’inadeguatezza degli spazi collettivi del locale, ma ha proposto alla Prefettura una sistemazione alternativa individuata nell’edificio che, fino a tre anni prima, ospitava gli anziani della casa di riposo locale, da pochi mesi trasferiti in una nuova struttura. L’edificio, che si trova sulla strada statale nel centro storico della città, è di proprietà dell’Ipac “Casa di riposo Renzo Merlino”, ente totalmente pubblico gestito da un consiglio di amministrazione nominato dall’amministrazione comunale.
Il Comune di Ormea, oltre a mettere a disposizione una struttura più ampia e adeguata, ha proposto un tipo di gestione pubblica del progetto di accoglienza, a fronte di progetti privati spesso gestiti da cooperative o altri tipi di società motivati da legittime aspettative economiche, spesso meno attenti ai bisogni del territorio. L’amministrazione comunale ha ritenuto che la gestione dell’ospitalità da parte di un ente pubblico potesse portare a risultati migliori in termini sia di convivenza con la comunità locale, sia di qualità e funzionalità dell’accoglienza e favorisse l’attivazione futura di iniziative di integrazione. Il Sindaco di Ormea ha stipulato una prima convenzione con la Prefettura per la gestione dell’ospitalità di 36 cittadini stranieri richiedenti asilo e l’Ipac, oltre a garantire tutti i servizi di ospitalità previsti dai protocolli, ha assunto, a seguito di bando pubblico, sette persone, di cui tre a tempo parziale, impegnate esclusivamente nelle attività di assistenza e di accompagnamento. L’amministrazione della Casa di riposo, inoltre, investe “l’utile di impresa” in assunzioni di personale aggiuntivo, con l’esclusivo compito di assistere e accompagnare i giovani stranieri durante la giornata in attività ricreative e di formazione. Infine, il Comune di Ormea ha firmato un protocollo d’intesa con la Prefettura di Cuneo, la Casa di Riposo e un gruppo di associazioni di volontariato locale, per consentire ai rifugiati di svolgere lavori di pubblica utilità per la comunità locale.
Dopo il polverone mediatico alzatosi in seguito al rifiuto della comunità locale ad ospitare sul proprio territorio un progetto privato di accoglienza emergenziale, la maggioranza della popolazione di Ormea, che ha un’età media vicina ai 60 anni, ha accettato di buon grado il progetto di accoglienza a regia pubblica. E nonostante ci sia ancora una certa resistenza alle nuove presenze di persone straniere in paese, espressasi in passato nella raccolta di 400 firme di cittadini contrari, la comunità locale è stata capace di significativi atti di generosità e di disponibilità, con la messa a disposizione del Comune di terreni e proprietà private per realizzare attività rivolte agli ospiti stranieri, come progetti di recupero e coltivazione di terreni abbandonati e la pulizia dei boschi, pubblici e privati. «Sarebbero utili e importanti, sia per i rifugiati che per le comunità locali, modifiche della normativa sull’accoglienza – sottolinea il Sindaco di Ormea Giorgio Ferraris – che consentano, già nel periodo di attesa dei permessi di soggiorno, che si protrae ben oltre i tempi stabiliti dalla legge, la possibilità di impiegare i giovani rifugiati in corsi di reale formazione professionale e in attività lavorative non soltanto di volontariato».
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Credit Foto: archivio Comune di Ormea