Mohammed, rifugiato in Piemonte, viene assunto da un’azienda di medie dimensioni della Provincia di Cuneo, nel settore del legno. Il suo percorso lavorativo, iniziato con la raccolta della frutta nei dintorni della cittadina di Saluzzo, è attualmente accompagnato da un’associazione locale.
Mohammed purtroppo non è munito di patente di guida e si sposta in autobus con un lungo tragitto giornaliero, da casa all’azienda, di oltre 45 minuti.
L’inserimento lavorativo tutto sommato procede bene, ma tra le cose da migliorare, c’è il tempo di trasferimento casa-lavoro. Passate alcune settimane di pendolarismo infatti, le levatacce per prendere il bus all’alba, le lunghe attese dell’arrivo della corsa alla fine del turno lavorativo e il conseguente rientro a casa a tarda sera, cominciano a far sentire il loro peso, rischiando di minare un percorso di inserimento tutto sommato positivo.
L’associazione di riferimento decide quindi di adottare, tra le altre, una soluzione originale: un servizio di car-sharing con i colleghi che condividono lo stesso tratto di percorso casa-lavoro o con i volontari della rete di accoglienza, disponibili a garantire il trasporto. Viene così organizzato un calendario dei turni colleghi/volontari.
«L’esperienza si è rivelata molto positiva non solo per l’accorciamento dei tempi di trasferimento – spiega Barbara Barale, del Servizio assistenza sociale di fabbrica Area Lavoro, Welfare e Formazione di Confindustria Cuneo -, ma anche per la socializzazione di Mohammed». Nei viaggi accompagnati infatti il neo-lavoratore è stimolato nell’interazione verbale e il suo italiano parlato, altra criticità del progetto di inserimento lavorativo, migliora notevolmente. Inoltre nei viaggi casa-lavoro Mohammed ha occasione di confrontarsi con i colleghi, conoscere dai loro racconti il contesto lavorativo e tranquillizzarsi rispetto al proprio senso di inadeguatezza, per il fatto che è la prima volta che lavora in un’azienda. Infine si sente ascoltato quando sceglie di condividere i momenti del suo passato.
Quando ad accompagnarlo sono invece i volontari, riceve incoraggiamento e rinforzo degli obiettivi personali e lavorativi: se continuerà a lavorare, avrà la possibilità di sostenere la sua famiglia in Italia e nel Paese d’origine e potrà autonomizzarsi rispetto alla rete di assistenza.
Detto con le parole di Mohammed: «Se non fosse stato per il vostro continuo incoraggiamento, avrei forse lasciato il lavoro alla prima difficoltà. Grazie a tutti per avermi accompagnato».